La caseina...
- dott.ssa Mara Salviato
- 24 set
- Tempo di lettura: 3 min
... cenerentola o regina?

Quando si parla di latte, il dibattito sembra avere un solo colpevole, il lattosio.
Supermercati pieni di prodotti “senza lattosio”, pubblicità che lo demonizzano, consigli che girano da ogni parte.
Ma se il lattosio è la star del palcoscenico, chi resta nell’ombra?
La caseina, la principale proteina del latte.
Una vera Cenerentola dimenticata che per qualcuno può trasformarsi in Regina.
Lattosio e caseina
Il lattosio è uno zucchero e chi non produce abbastanza lattasi (l’enzima che lo scinde) può avere gonfiore, crampi o diarrea.
L’intolleranza al lattosio riguarda circa il 40% della popolazione italiana e oltre il 65% della popolazione mondiale.
È fastidiosa ma non pericolosa e spesso dipende dalla quantità assunta, molti tollerano piccole dosi distribuite nella giornata.
La caseina invece è una proteina e rappresenta circa l’80% delle proteine totali del latte vaccino.
Quando è lei a creare problemi, il latte delattosato non serve.
I sintomi restano, perché la causa non è lo zucchero ma la parte proteica.
Quando la Cenerentola si fa sentire
Allergia alle proteine del latte, colpisce circa il 2–3% dei bambini sotto i tre anni, ma scende sotto l’1% negli adulti. Anche una minima traccia può scatenare sintomi.
Sensibilità non IgE-mediata, meno chiara, non sempre riconosciuta come diagnosi. Qui i sintomi sono più sfumati (gonfiore, dolore addominale, alterazioni del transito) e spesso confusi con la sindrome dell’intestino irritabile.
Reazioni individuali variabili, c’è chi tollera bene i formaggi stagionati ma non il latte fresco, altri che reagiscono solo a certi latticini.
Ecco perché capita che uno yogurt “senza lattosio” provochi comunque gonfiore, la caseina resta e può fare la differenza.
Perché non se ne parla?
Il motivo è economico.
Il lattosio si può eliminare facilmente dai prodotti, creando un vasto mercato “senza lattosio”. Le caseine invece non si possono togliere perché sono parte strutturale del latte.
Non potendo esistere un latte o un derivato “senza caseine” sugli scaffali, il tema resta in secondo piano, nonostante per una parte della popolazione sia più rilevante del lattosio stesso.
Ecco perché se ne parla pochissimo, non c’è un prodotto da lanciare, non c’è margine da valorizzare.
Non tutte le caseine sono uguali
Negli ultimi anni si è acceso il dibattito tra β-caseina A1 e A2.
Quando digeriamo la variante A1, si libera un frammento proteico. Studi in vitro e su modelli animali hanno suggerito che possa influenzare la motilità intestinale, stimolare infiammazione e persino modulare l’attività del sistema nervoso.
La variante A2 non lo produce nello stesso modo e alcuni studi clinici (ancora limitati e in parte sponsorizzati dall’industria) indicano che chi soffre di disturbi gastrointestinali riferisce maggiore tollerabilità con il latte A2.
La ricerca è promettente ma non definitiva, servono studi indipendenti e su larga scala per confermare questi dati.
Come riconoscere la variante A2?
Latte vaccino delle razze più diffuse (Frisona, Holstein) contiene soprattutto A1
Latte di capra, pecora e bufala contiene naturalmente solo A2
Alcuni Paesi hanno già latte etichettato “A2”, ma in Italia è ancora raro
Regina silenziosa
Quando digeriamo le caseine, il corpo le scompone in piccoli frammenti, i peptidi bioattivi. Alcuni studi mostrano che questi peptidi possono influenzare la digestione, la permeabilità intestinale e persino l’umore.
Il microbiota ha un ruolo chiave, decide se questi frammenti vengono neutralizzati o se restano attivi, influenzando l’asse intestino-cervello.
Tuttavia, la maggior parte delle prove in questo campo deriva ancora da studi preliminari, gli effetti reali sull’uomo restano in parte da chiarire.
La morale della favola
Il latte non è solo lattosio.
Concentrarsi solo su di lui è comodo per l’industria alimentare, che può vendere prodotti “senza” a un prezzo più alto.
Ma per molte persone i disturbi continuano, perché la vera protagonista nascosta è la caseina.
Cenerentola o Regina? Dipende dal tuo corpo.
Ma una cosa è certa, se oggi se ne parla così poco, non è perché siano irrilevanti, ma perché non esiste un’etichetta da mettere in bella vista.
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Riferimenti bibliografici
EFSA Panel on Dietetic Products, Nutrition and Allergies (2010). Scientific Opinion on lactose thresholds in lactose intolerance and galactosaemia. EFSA Journal.
Gonzalez N. et al. (2025). The Impact of A1- and A2 -Casein on Health Outcomes: A Comprehansive Review of Evidence from Human Studies. Applied sciences
Lomer MCE et al. (2008). Review article: lactose intolerance in clinical practice–myths and realities. Alimentary Pharmacology & Therapeutics.
Jianqin S. et al. (2016). Effects of milk containing only A2 beta casein versus milk containing both A1 and A2 beta casein proteins on gastrointestinal physiology, symptoms of discomfort, and cognitive behavior of people with self-reported intolerance to traditional cows' milk. Nutrition Journal.
Truswell AS. (2005). The A2 milk case: a critical review. European Journal of Clinical Nutrition.
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