... la trappola che ci portiamo dall’infanzia

Fin dalla prima infanzia, il cibo viene spesso utilizzato come strumento di ricompensa. "Se ti comporti bene, ti compro un gelato", "Se smetti di piangere, puoi avere un biscotto". Queste frasi, apparentemente innocue, contribuiscono a creare un'associazione profonda tra il cibo e la gratificazione emotiva. Il cibo come premio. Questo schema, una volta appreso, tende a persistere nell'età adulta, influenzando le nostre abitudini alimentari e il nostro rapporto con il cibo.
Il cibo come ricompensa: un’abitudine radicata
L'uso del cibo come premio è radicato nella nostra cultura e nei modelli educativi. Studi sulla psicologia del comportamento dimostrano che i rinforzi positivi, come i premi alimentari, aumentano la probabilità che un comportamento si ripeta (Skinner, 1953). In questo caso, il cibo diventa non solo una necessità biologica, ma anche una fonte di conforto e gratificazione emotiva.
Quando questa associazione si forma nell'infanzia, diventa difficile da spezzare. Nell'età adulta, il meccanismo continua a funzionare. Dopo una giornata stressante, ci concediamo un dolce "perché ce lo meritiamo", se siamo giù di morale, ci rifugiamo nel cioccolato; dopo un allenamento in palestra, ci premiamo con una birra e un hamburger pieno di salse e patatine.
Le conseguenze di un rapporto distorto con il cibo
Se il cibo è percepito come una ricompensa, mangiare sano rischia di essere visto come una privazione o una punizione. Questo può portare a un'alimentazione impulsiva, caratterizzata da fame emotiva e abbuffate. Studi mostrano che chi usa il cibo come principale strategia di coping emotivo è più incline a comportamenti alimentari disfunzionali, come le abbuffate e il binge eating (Macht, 2008).
Uno studio pubblicato su Appetite ha dimostrato che l’uso del cibo come ricompensa nell'infanzia è correlato a una maggiore predisposizione all’alimentazione emotiva in età adulta (Powell et al., 2017). Inoltre, la ricerca suggerisce che il consumo di cibi altamente gratificanti, come quelli ricchi di zuccheri e grassi, può attivare i centri della ricompensa del cervello in modo simile alle droghe, rinforzando il comportamento di dipendenza dal cibo (Gearhardt et al., 2011).
Come spezzare il legame tra cibo e gratificazione emotiva
Liberarsi da questo schema non è semplice, ma è possibile con un approccio consapevole. Ecco due strategie efficaci:
1. Riconoscere il meccanismo
Il primo passo è rendersi conto dell’automatismo. Ogni volta che sorge il pensiero "Mi merito qualcosa di buono", è utile fermarsi e riflettere. Il cibo è davvero una ricompensa, o piuttosto una trappola che ci allontana dai nostri obiettivi di benessere? Una pratica utile può essere quella della mindful eating, che aiuta a distinguere la fame fisica da quella emotiva (Kristeller & Wolever, 2011).
2. Trovare ricompense alternative
Sostituire il cibo con altre forme di gratificazione può aiutare a interrompere il ciclo. Alcuni esempi di ricompense salutari possono essere:
Concedersi un'ora di relax con un bel libro
Fare una passeggiata nella natura
Dedicarsi a un hobby creativo
Fare un bagno caldo
Praticare la meditazione o lo yoga
Uno studio ha evidenziato che strategie di autoregolazione, come il riconoscimento delle emozioni e la sostituzione di comportamenti impulsivi con attività più funzionali, possono ridurre significativamente la fame emotiva e migliorare il controllo alimentare (Hayaki, 2009).
Conclusioni
L'associazione tra cibo e premio è un'abitudine che spesso nasce nell'infanzia e si protrae nell’età adulta, contribuendo a modelli alimentari disfunzionali. Prendere consapevolezza di questo schema e sostituire il cibo con altre forme di gratificazione può aiutare a migliorare il proprio rapporto con l’alimentazione. Se vuoi davvero cambiare, è fondamentale adottare un approccio consapevole e sostenibile nel lungo termine.
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Riferimenti bibliografici
Gearhardt, A. N., Davis, C., Kuschner, R., & Brownell, K. D. (2011). The addiction potential of hyperpalatable foods. Current Drug Abuse Reviews, 4(3), 140-145
Hayaki, J. (2009). Negative reinforcement eating expectancies, emotion dysregulation, and symptoms of bulimia nervosa. International Journal of Eating Disorders, 42(6), 552-556
Kristeller, J. L., & Wolever, R. Q. (2011). Mindfulness-based eating awareness training for treating binge eating disorder: The conceptual foundation. Eating Disorders, 19(1), 49-61
Macht, M. (2008). How emotions affect eating: A five-way model. Appetite, 50(1), 1-11
Powell, E. M., Frankel, L. A., Hernandez, D. C., & Blumberg, F. (2017). The association between parent feeding styles and general parenting with child snacking behavior and weight. Appetite, 108, 395-402
Skinner, B. F. (1953). Science and Human Behavior. New York: Macmillan
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