Scrivere cambia il modo in cui pensi...
- dott. Rodolfo Vittori
- 16 lug
- Tempo di lettura: 4 min
... e ti salva la testa

Ci sono momenti in cui la mente sembra una lavatrice in piena centrifuga. Pensieri che girano, rimbalzano, si accavallano e più provi a fermarli, più accelerano. Spesso si tratta di pensieri negativi, intrusivi, catastrofici, ripetitivi. Frasi che ti dici da solo, magari da anni e che diventano il tuo sottofondo mentale abituale “Non ce la farò mai”, “Tutti gli altri sono meglio di me”, “Perché mi succede sempre questo?” ecc.
Pensare in modo ripetitivo non è una strategia, è un loop. Per uscirne, scrivere è una mossa semplice ma rivoluzionaria.
Scrivere è meglio che pensare
Dal punto di vista neurologico, il solo “pensare” si appoggia in gran parte al default mode network che è un circuito cerebrale attivo quando sogni ad occhi aperti, rimugini, ti perdi nei tuoi pensieri. È utile per l’immaginazione e l’introspezione, ma diventa pericoloso quando ti blocchi in una spirale di pensieri negativi o disfunzionali.
Scrivere, invece, cambia completamente gioco, perché coinvolge più aree cerebrali:
la corteccia prefrontale dorsolaterale (per organizzare e pianificare)
le aree del linguaggio (Broca e Wernicke)
il sistema limbico (che regola le emozioni)
la memoria visiva e motoria (se scrivi a mano)
In pratica, quando scrivi stai attivando un team neurale integrato, non solo un monologo interiore.
Lo "scarico" della memoria di lavoro
Uno dei vantaggi immediati della scrittura è lo scarico cognitivo. La nostra memoria di lavoro ha una capacità limitata (in media 4–7 elementi), se la riempi di pensieri non elaborati finisce per incepparsi. Scrivere è come liberare spazio nella RAM del cervello. Ti permette di “parcheggiare” i pensieri da qualche parte fuori da te, per guardarli con più lucidità e senza esserne sopraffatto.
Guardare i pensieri da fuori
Scrivere ti costringe a tradurre il vago in concreto.
Mentre lo fai:
dai forma e ordine a quello che provi
trasformi un caos emotivo in una narrazione
vedi i pensieri per quello che sono, solo pensieri e non verità assolute
Questo è fondamentale, soprattutto in presenza di distorsioni cognitive. Le distorsioni cognitive sono errori di ragionamento che tutti facciamo quando siamo sotto stress, ansiosi o depressi.
La nostra mente è progettata per mantenerci vivi e per mantenerci vivi deve allontanarci dai pericoli e come fa? Ci mostra i pericoli molto più grandi di quello che sono in realtà.
Per esempio:
"Se non riesco in questo, significa che sono un fallito” (pensiero dicotomico)
“È colpa mia se gli altri stanno male” (personalizzazione)
“Andrà sicuramente tutto male” (catastrofismo)
"Se salgo su questo aereo sicuramente cadrà" (catrastofismo)
"Se guiderò in galleria mi verrà un attacco di panico" (lettura predittiva)
Quando questi pensieri li scrivi nero su bianco, diventano più facili da riconoscere, analizzare e contestare.
Scrivere calma l’amigdala
Scrivere non è solo un atto cognitivo, ma anche emotivo. Gli studi di James Pennebaker sulla scrittura espressiva hanno dimostrato che mettere su carta le emozioni difficili riduce l’attivazione dell’amigdala, il centro di allarme emotivo del cervello. Questo nucleo cerebrale riconosce il pericolo e fa partire la sirena, anche quando forse non ce n’è davvero bisogno. Questo si traduce in:
meno ansia
meno stress
una maggiore capacità di regolare le emozioni
Ecco perché, in terapia, si usano spesso diari emotivi, journaling guidati o semplici esercizi di scrittura quotidiana, che aiutano a metabolizzare ciò che altrimenti resta lì, a macerare.
Un antidoto al pensiero intrusivo
I pensieri intrusivi, quelli che arrivano senza invito, disturbano e si ripresentano anche se non li vuoi. Se li riconosci, li nomini e li scrivi possono diventare meno potenti. Al contrario di quanto si potrebbe pensare, scriverli non significa alimentarli, ma, al contrario, significa confinarli, delimitarli, renderli osservabili. È un modo per riprendere il controllo.
Conclusione
Scrivere è un gesto semplice, ma potentissimo.
Ti aiuta a:
scaricare il peso mentale
chiarire cosa pensi davvero
dare un senso al caos emotivo
e iniziare a modificare le convinzioni distorte che ti fanno stare male
Non serve essere scrittori, né usare parole perfette. Basta essere onesti e scrivere. Perché, come dico spesso in terapia:
“I pensieri nella testa fanno rumore. Scritti su carta, fanno chiarezza”
Se vuoi ridurre i tuoi livelli di ansia, eliminare gli attacchi di panico, non esitare a contattarmi.
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Riferimenti bibliografici
Baddeley, A. (2003) "Working memory and language: an overview" Journal of Communication Disorders
Beck, A.T. (2011) "Terapia cognitiva: concetti di base e approfondimenti" Erickson
Kross, E. et al. (2009) "Self-Talk as a Regulatory Mechanism: How You Do It Matters" Journal of Personality and Social Psychology
Lieberman, M.D. et al. (2007) "Putting feelings into words: affect labeling disrupts amygdala activity" Psychological Science
Pennebaker, J.W., & Smyth, J.M. (2016) "Opening Up by Writing It Down" The Guilford Press
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