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La realtà virtuale in psicologia

Aggiornamento: 27 mar 2023



La realtà virtuale che molti di noi conoscono soprattutto per l’applicazione nel campo dei videogiochi, è in realtà uno strumento molto potente che può essere sfruttato positivamente in moltissimi settori, anche in quello psicologico, principalmente per la gestione degli stati d’ansia.


Oltre alla gestione degli stati d’ansia, può anche essere di grande aiuto sulla componente ansioso-fobica di disturbi di varia natura, come la claustrofobia, l’agorafobia, la paura del buio, la paura delle altezze e l’aerofobia, l’amaxofobia (paura di guidare), la entomofobia (paura degli insetti), la paura degli aghi o la paura di parlare in pubblico.


Nel contesto di un percorso psicologico e psicoterapeutico, la realtà virtuale permette ai pazienti di cimentarsi con la situazione temuta, in un ambiente protetto, senza correre alcun rischio.


La classica tecnica terapeutica comportamentale, di esporre gradualmente il paziente allo stimolo che scatena la sua fobia, con lo scopo di familiarizzare progressivamente con ciò che teme, viene assolutamente agevolata dall’utilizzo della realtà virtuale.

Le successive esposizioni progressive, permettono di aumentare la sua sicurezza e la sua capacità di correre un rischio controllato in un setting terapeutico di assoluta protezione per il paziente.


La simulazione del mondo reale permette il pieno controllo della situazione da parte del professionista, che può utilizzare la realtà virtuale in applicazioni di psicologia clinica, programmando una grandissima varietà di protocolli scientifici, a seconda del caso da trattare.


Dopo una attività di psicoformazione, per spiegare al paziente il funzionamento del visore, avviene l’immersione in uno scenario rilassante, all’interno del quale può iniziare a praticare strategie di gestione dell’ansia, come la respirazione controllata e il rilassamento muscolare.


Successivamente, in modo graduale, si procederà con l’esposizione allo scenario temuto.

Sarà necessario creare situazioni d’ansia leggermente crescenti, in modo che il paziente si abitui a gestire la propri ansia in modo graduale, cercando di applicare le tecniche di rilassamento all’interno del setting.


Come si può immediatamente comprendere, il vantaggio fondamentale nell’uso della realtà virtuale è rappresentato dalla possibilità offerta al paziente di fronteggiare le proprie paure, in un ambiente assolutamente protetto, permettendogli di gestire quelle situazioni che, normalmente, sono elevate fonti di stress.


In questa situazione, il paziente può beneficiare degli effetti della propria prestazione, con ripercussioni positive sul suo senso di autoefficacia.


L’uso della realtà virtuale può facilitare e accorciare un percorso della terapia cognitivo-comportamentale poiché si sostituisce alla difficile riproduzione reale dello stimolo fobico.


Inoltre l’immersione in una situazione virtuale, supplisce l’eventuale mancanza di immaginazione di quelle persone che non riescono a visualizzarsi nella situazione temuta.


Oltre a queste applicazioni, la realtà virtuale permette, in accoppiamento con l’utilizzo di strumenti di biofeedback e di neurofeedback, di potenziare i training di rilassamento per la gestione dello stress e l’ansia, facilitando l’apprendimento delle tecniche di respirazione diaframmatica e di rilassamento muscolare.


 

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Riferimenti bibliografici


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