Il benessere, la motivazione e la serenità sono solo alcuni degli obiettivi che si dovrebbero ricercare all’interno di un’impresa, e mai come ora il tema del “lavoro che ti rende felice” è centrale.
La maggior parte delle aziende pongono i propri obiettivi alla mera produzione, disinteressandosi completamente del benessere del lavoratore, eppure, anche se pochi lo sanno e ancora meno ci credono, la felicità di quest’ultimo è direttamente legata all’aumento della qualità della produzione stessa.
La ricerca del lavoro ideale, nel quale riuscire ad esprimere al meglio se stessi, dovrebbe essere un impegno personale primario.
Molti credono che soltanto chi svolge determinati lavori possa essere soddisfatto, mentre la maggior parte degli impieghi non possa portare soddisfazione, ma questo non è vero. Si possono trovare piacere, stimoli e soddisfazione in qualsiasi tipo di lavoro. C’è una bella storiella che è molto significativa, ve la racconto.
Una persona passava davanti ad un cantiere edile, dove si stava costruendo una chiesa, e c’erano tre muratori che stavano lavorando.
Questa persona chiese ai tre che cosa stessero facendo.
Il primo rispose brusco: - Non vedi? Sto faticando per mantenere la mia famiglia -
Il secondo disse – Sto tirando su dei muri –
Il terzo, estasiato, rispose – Partecipo alla costruzione di una grande cattedrale –
I tre muratori stavano svolgendo lo stesso lavoro, ma dalle risposte che hanno dato, si può capire quante differenze emozionali c’erano nel considerare ciò che stavano facendo.
Certo, non è pensabile credere che tutti troveranno, o già facciano, il lavoro dei propri sogni, però è necessario che il lavoro sia il più dignitoso possibile, come riporta anche il punto 8 degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, definito nel 2015, e in questo senso le imprese dovrebbero impegnarsi. La ricerca del benessere sul luogo di lavoro, la riduzione dello stress, dovrebbero essere dei punti di merito delle aziende virtuose.
La dignità non è certo la felicità, ma ne è sicuramente una componente essenziale, perché la ricetta della felicità non è ancora stata scoperta, meno che meno sul posto di lavoro, però chiunque dovrebbe aspirare a trascorrere in serenità le canoniche otto ore lavorative che, se ci pensate bene, sono il periodo continuativo più lungo della nostra giornata da svegli.
Ma qualcosa si sta muovendo anche in questa direzione. Sono diverse, ormai, le aziende che hanno un CHO al loro interno. CHO sta per Chief Happiness Officer, una figura designata a rendere possibile la felicità all’interno di un’azienda, occupandosi delle necessità, dei bisogni e anche dei desideri dei propri dipendenti. Non sono ancora molte, ma il fatto che una figura di questo genere esista ed esista anche un percorso di certificazione per diventarlo, fa ben sperare in un futuro nel quale recarsi al lavoro sarà un piacere per tutti.
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