L’uomo è un animale sociale, vive in gruppo, assieme al gruppo e per il gruppo. Il suo comportamento è tale che, nella maggioranza dei casi, tende a creare dei legami più o meno stabili con altri suoi simili. Farsi gli auguri di Natale o, in generale, in altre occasioni, è un comportamento sociale tipicamente umano. Lo si fa da sempre, o almeno da tempi immemorabili e, in ogni stagione dell’evoluzione, si sono utilizzati i mezzi di comunicazione disponibili in quel momento. Alla messa di mezzanotte era tutto un abbracciarsi e stringersi la mano. Milioni di biglietti di auguri sono stati vergati prima con le penne d’oca, poi con le stilografiche, per finire con le Biro. Poi per anni lo strumento principe è stato il telefono, con le linee intasate che talvolta richiedevano ore per poter contattare i propri cari. Oggi ci sono i social network e nulla è cambiato, gli strumenti con i quali ci scambiamo gli auguri sono le tastiere dei computer o degli smartphone. Qualcuno si azzarda ad usare anche i Tablet. E il mezzo di trasporto non è il postino o il filo del telefono, ma il Grande Fratello social, che può chiamarsi Facebook, Whatsapp, Messenger, e chi più ne sa più ne metta. Ma qui scatta il problema e, per analizzarlo, dobbiamo rinfrescare un po’ la teoria. Sapete che cos’è il numero di Dunbar? Robin Dunbar è un antropologo e biologo evolutivo che nel 1992 elaborò una teoria sulla quantificazione numerica del limite cognitivo teorico relativo al numero di persone con cui un individuo è in grado di mantenere relazioni sociali stabili. Per relazioni sociali stabili si intendono quelle nelle quali un individuo conosce l’identità di ciascuna persona e come queste persone si relazionano con ognuna delle altre. Secondo Dunbar questo numero era 150 (in realtà lui parla di 100-250, ma da sempre il termine medio approssimato è stato fissato in 150). Ora, questo limite è imposto, secondo il ricercatore, dalla dimensione fisica della neocorteccia cerebrale e, sempre secondo l’autore e i suoi seguaci, non è superabile per mancanza di risorse neuronali. Ma nel 1992 non esistevano i social network e lui non aveva ancora conosciuto gente che supera abbondantemente il migliaio di amici su Facebook, né aveva preso in considerazione gli innumerevoli gruppi WhatsApp ai quali, qualsiasi persona che non sia un eremita, è costretta a soggiacere. Si dirà che gli amici su Facebook non sono tutti dei veri amici, e qui possiamo essere d’accordo, ma sono comunque contatti, relazioni che, nel bene o nel male, continuiamo a coltivare e che, proprio nei giorni delle feste di fine anno, ci portano a quello che credo sia una delle situazioni più stressanti da gestire a livello di relazioni: gli auguri. Arrivano da tutte le parti, e anche da persone che non te lo aspetteresti mai. Mentre sto scrivendo questo pezzo, il cellulare è in fibrillazione e sta vibrando mediamente ogni due-tre minuti. Gli auguri li riceviamo direttamente (whatsapp o messenger o sms …) o indirettamente (post sulle bacheche, pagine, gruppi di facebook, twitter, instagram, ecc …), veniamo taggati su fotografie improbabili di alberi di natale addobbati, riceviamo videoclip che non ci sogniamo nemmeno di aprire. Questo perché nel mondo della comunicazione mediata dai computer, gli auguri sono estremamente più facili da inviare e quindi il numero di messaggi di auguri che le persone ricevono è notevolmente aumentato rispetto ai decenni precedenti. Ma di questo è stato scritto e riscritto. Il punto, invece, su cui vorrei focalizzarmi, è la risposta e il senso di colpa che ci attanaglia se non rispondiamo. La maggior parte dei messaggi augurali sono inviati “in massa” a un numero indefinito di persone, ma chi riceve il messaggio è un individuo singolo e, come tale, si sente in dovere di rispondere, ringraziare e riaugurare. Ma il tempo impiegato per rispondere a tutti, che poi si sentiranno nuovamente in dovere di rispondere alla risposta, diventa infinito, tanto quanto i gigabyte che viaggiano sui cavi di rame o nelle fibre ottiche della rete delle reti. E questo crea uno stress pazzesco in quelle giornate che, storicamente, dovrebbero essere invece dedicate al riposo e ai legami familiari. Per cui, seguite il mio consiglio. Non rispondete a nessuno, spegnete lo smartphone e, in questi giorni, non collegatevi ad alcun social network. Nessuno se ne avrà a male, anche perché, nell’overload di messaggi, figuratevi se qualcuno si accorge che manca il vostro. Ne beneficierà il vostro equilibrio psichico e vi concentrerete maggiormente sui legami più stretti, quelli molto importanti, quelli con le persone che sono raccolte attorno alla vostra tavola imbandita per il pranzo di Natale.
E comunque: Buone feste a tutti !!!
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