Dappertutto leggiamo che se ci si continua a muovere, ad allenare e si rispettano le giuste regole alimentari, cercando magari anche di ridurre il carico di stress, si rallentano i processi di invecchiamento e, anche se l’età avanza, possiamo ridurre gli effetti dell’invecchiamento. Questo però, secondo me, non significa che con l’avanzare dell’età, riusciremo lo stesso a mantenere le performance di prima e, a maggior ragione, dobbiamo modulare i nostri “allenamenti” in modo da poter trarre il massimo giovamento dal movimento. Prendiamo ad esempio un runner, con magari delle maratone sulle spalle, non potrà certo pensare di ripetere le prestazioni di quando aveva venti o trent’anni, ma continuando a muoversi costantemente e con criterio, potrà gioire per anni del suo sport preferito.
Quello che personalmente mi sono accorto, e che si incomincia a leggere da qualche parte, riguarda i tempi di recupero. Purtroppo chi segue le numerose tabelle di allenamento che si possono reperire on-line, si trova con dei piani di allenamento i cui tempi di recupero sono tarati su atleti giovani (anche perché, giustamente, le tabelle sono fatte per chi maggiormente le usa) e i tempi di recupero sono molto brevi.
Dobbiamo poi fare un’altra considerazione molto importante, secondo me. Paragonare gli allenamenti di oggi a quelli di un tempo è impossibile. Mi ricordo che da giovane l’allenamento era di tipo militare, o la va o la spacca. Erano allenamenti “alla morte”. Chi non moriva veniva selezionato per le gare, per i tornei, gli altri restavano a casa o, al massimo, finivano in panchina.
Non c’era il concetto del recupero. Quando praticavo l’alpinismo, dai sedici ai trent’anni, mi allenavo ogni giorno, correndo per “fare fiato”, arrampicando se il tempo lo permetteva, sfasciandomi di trazioni alla sbarra (che per la cronaca era un manico di scopa, fissato al corrimano del pianerottolo con due cordini), di flessioni sulle mani (oggi si dice push up) e di squat, che altro non erano che flessioni sulle ginocchia (e le pago ancora oggi). Non esisteva la periodizzazione dell’allenamento. Appena negli anni ’80 si iniziava a parlare di macro, meso e microcicli, ma era tutto ancora molto fumoso, tutto da definire.
Educati sportivamente in questo modo, la maggior parte di noi crede, ancora adesso, che più ci si stanca e meglio è riuscito l’allenamento o movimento che sia. Invece va considerato che è stato dimostrato ampiamente, che il riposo vale tanto quanto l’allenamento. Certo, la maggior parte di noi, superata una certa età, non ha più interesse nella prestazione, non fa gare, si muove esclusivamente per rimanere in forma. A maggior ragione, il recupero tra un giorno di attività e l’altro vanno considerati, per non rischiare di infortunarsi e per trarre il massimo beneficio dallo sforzo allenante.
Se a trent’anni ci si poteva permettere di fare, nella stessa settimana, delle ripetute brevi, delle ripetute lunghe, un medio o un lunghissimo, oggi ce lo possiamo scordare. Facendolo, molto probabilmente, ci ritroveremmo infortunati.
Molto meglio dedicare meno tempo alla sola corsa (magari una giornata di ripetute e un’altra un medio o un lungo) e gli altri giorni dedicarli al riposo passivo o, ancora meglio, al cross training, dedicandoci un po’ al nuoto e un po’ alla bici. Una specie di trifitness.
Per chi ama partecipare alle gare, allo stesso modo, non potrà pensare di correre gare lunghe ed impegnative in tempi troppo ravvicinati. Inoltre le gare sono inevitabilmente fonte di stress muscolo-tendineo e anche cardio-respiratorio. Anche la più insulsa ed inutile gara domenicale, è una competizione che fa emergere un po’ di tensione. Ognuno cerca di dare il meglio di se, favorito dall’adrenalina che circola nelle arterie, ma molto spesso senza rendersi conto che la struttura corporea non è adatta a sopportare l’impegno agonistico.
Non va sottovalutato nemmeno lo stress causato dalla vita lavorativa, familiare, o semplicemente dal traffico stradale che dobbiamo giocoforza affrontare ogni giorno. Ora che non siamo più giovanissimi, anche questi sovraccarichi organici si recuperano con maggior difficoltà. Quindi, se ci sentiamo stanchi e stressati, e avevamo programmato un allenamento impegnativo, sarà meglio lasciar perdere e andare a farsi una passeggiata o magari anche una corsetta, ma senza pensare al cronometro o al cardiofrequenzimetro, ma godendo del movimento e liberando la mente dei pensieri, godendo della natura che ci circonda.
Ricordiamoci anche che il recupero in caso d’infortunio diventa molto più lungo, e quindi cerchiamo di evitare di cadere in situazioni che potrebbero causarci dei traumi tali da costringerci a fermarci. Meglio andare piano prima e adeguare il tempo di recupero allo stress dell’allenamento, piuttosto che essere costretti a fermarsi per lunghi periodi con le grandi difficoltà conseguenti per riprendere.
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