
Cambiare radicalmente la propria vita, o anche andare a modificare soltanto alcune abitudini consolidate, richiede volontà e sacrificio, e una volta raggiunto l’obiettivo, non è finita, perché sono richiesti ulteriori sforzi per mantenere i risultati raggiunti e facilitare l’adattamento alla nuova situazione.
Questo concetto è applicabile a tutti gli ambiti, sia ai cambiamenti personali che a quelli professionali. In entrambi i casi ci si deve confrontare con una nuova realtà assiste che coinvolge sia se stessi che gli altri.
Gestire il cambiamento è un processo di elaborazione del passato in chiave prospettica, senza lasciarsi condizionare dai suoi aspetti spiacevoli e dolorosi.
È necessario tagliare i ponti con il passato, scaricare lo zaino dei i ricordi tristi, che tendiamo a portarci sempre appresso. Tagliare con le relazioni e le situazioni che, in passato, ci hanno fatto del male o creato del disagio.
Cambiare significa risorgere a nuova vita, facendo morire una parte di sé. Si tratta di una vera e propria elaborazione del lutto che ci permetterà di gestire in modo costruttivo i risultati del cambiamento.
Esistono due forme di cambiamento, quella volontaria e quella involontaria.
La prima è frutto di una scelta personale, responsabile, sostenuta da una motivazione intrinseca, che, conseguentemente, va gestita perseguendo i singoli obiettivi che ci siamo dati nel momento in cui abbiamo fatto la scelta di cambiare, evitando di cadere in ripensamenti o, peggio, in preda ai sensi di colpa.
Il cambiamento involontario, invece, è causato da eventi imprevedibili che accadono all’improvviso e ci colgono di sorpresa.
Diversi possono essere questi eventi, come la perdita del lavoro, l’abbandono da parte del partner o un lutto.
In questi casi è necessario gestire il senso di smarrimento, la frustrazione e in molti casi, addirittura il dolore, che ci assalgono quando dobbiamo subire un cambiamento non cercato.
Gestione del cambiamento nel lavoro
Il cambiamento lavorativo, che sia volontario o involontario, richiede l’utilizzo di intense risorse interiori e validi metodi di condotta, in modo da far fronte allo stress causato inizialmente da problemi pratici, come, ad esempio, la gestione di diversi orari di lavoro o il diverso percorso e il tempo necessario a raggiungere la nuova sede di lavoro, e successivamente a problemi più profondi, come i rapporti con i nuovi colleghi e le relazioni con i superiori.
Nel corso delle prime settimane, possono affiorare problematiche non previste, come quella di riuscire a consiliare le esigenze professionali con gli abituali ritmi familiari.
Queste situazioni possono essere caratterizzate da un senso di smarrimento, maggiore affaticamento, bassa soglia di resistenza allo stress e insonnia.
Queste sensazioni vanno gestite pensando ai lati positivi che porterà il cambiamento, come potrebbe essere, in molti casi, una maggiore gratificazione professionale, un maggiore guadagno o, in casi opposti, unna maggiore disponibilità di tempo, da destinare alla propria famiglia, agli amici o per seguire proprie passioni esterne alla sfera lavorativa. In pratica, per superare le criticità iniziali, è necessario far prevalere la parte affettiva e positiva del cambiamento.
Gestione del cambiamento personale
Impegnarsi in un cambiamento personale, invece, significa modificare le proprie abitudini, gli schemi mentali e, molto spesso, le relazioni che ci procurano malessere, da condizionare il rapporto con noi stessi e con gli altri.
Se il cambiamento è volontario e parte da motivazioni profonde, sarà più sempice da gestire, a patto di non cadere in ripensamenti o in preda a sensi di colpa, situazioni che spingono, spesso, a ritornare sui propri passi. Ne è un esempio, il cambiamento delle proprie abitudini alimentari che, molto spesso, se non adeguatamente motivato e senza un preciso piano di attuazione, che ha considerato i vantaggi e le difficoltà di attuazione tende a naufragare alle prime difficoltà, per riprendere le abitudini consolidate, portandosi dietro un fortissimo abbassamento dell’autostima.
Il cambiamento esistenziale involontario, invece, è molto più difficile da gestire da soli. Un abbandono, un lutto, una grossa crisi finanziaria, sono eventi drammatici e laceranti per l’esistenza di una persona. In questo caso, se i problemi di disagio, tristezza e malinconia dovessero protrarsi per un lungo periodo, potrebbero portare anche a gravi forme di depressione e, in questi casi, un supporto esterno potrebbe rendersi necessario.
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