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Gestione del tempo (parte 3 di 5): Programma sempre un momento di stacco dal lavoro

Aggiornamento: 6 ago 2021


Il tempo è una delle risorse più preziose che abbiamo ed è quella che, una volta sprecata, non è più possibile recuperare.

Tutti, in alcuni momenti della nostra vita, soprattutto in ambito lavorativo, ma non solo, abbiamo avuto l’impressione che il tempo a nostra disposizione fosse troppo poco. Molto spesso non riusciamo a portare a termine le attività che avevamo pianificato.


Alcuni errori comuni nella gestione del tempo aumentano il rischio di rimandare i piani che ci eravamo fatti.

È importante cercare di correggere questi errori per ridurre la cattiva abitudine di rimandare le cose.


Vediamo uno dei problemi, gli altri li vedremo in altri articoli, che riguarda l’errore che spesso si compie, di non prevedere dei momenti di stacco dal lavoro.


Da sempre, nella mia esperienza lavorativa e in tutti i rapporti aziendali e anche scolastici, ho conosciuto gli stacanovisti, quelle persone che sono fermamente convinte che con la quantità si possa compensare la qualità del lavoro.


Si può lavorare senza sosta per tutto il giorno, ma l’efficacia ne risentirà sicuramente. Non programmare un inizio e una fine della giornata lavorativa e dei momenti di pausa nel suo corso, può, paradossalmente, portare a procrastinare.


L’energia e la produttività vanno calando nel corso della giornata, portando ad un inevitabile peggioramento del rendimento mentale, rendendo vano lo sforzo e l’impegno profuso per il lavoro. Un po’ quello che avviene per un atleta, che deve alternare momenti di intenso allenamento a momenti di pausa e di riposo, altrimenti rischia di andare in overtraining, con conseguenze che vanno a penalizzare fortemente il rendimento in gara.


Se ci pensiamo bene, tutta la natura è regolata da ritmi, basti pensare al ritmo giorno-notte, al ciclo delle stagioni, ai ritmi che gestiscono le nostre funzioni biologiche, come il battito cardiaco o il ritmo del respiro.

Quando questi ritmi vengono alterati, si può andare incontro a possibili malesseri. Un esempio classico è il jet lag, ovvero la difficoltà che ha il nostro organismo di sincronizzarsi su un nuovo ritmo sonno-veglia. Durante un viaggio che prevede una differenza di fuso orario, quasi sempre ci si sente stanchi, assonnati o addirittura confusi e il recupero funzionale può richiedere diversi giorni.

Le persone particolarmente stressate tendono spesso ad andare fuori ritmo. Possono avere degli scatti d’ira improvvisi o altri comportamenti inopportuni, problemi a dormire e disturbi nell’appetenza.


Esistono diversi tipi di ritmi. Quelli che a noi interessano sono i ritmi ultradiani. In questo caso, l’organismo segue il richiamo di questi ritmi della durata di 90 – 120 minuti, per oltre dodici volte al giorno, e per ogni giorno della nostra vita.


Come si può vedere dal grafico, durante la prima ora di questo ritmo, c’è un’ondata di crescente prontezza mentale, fisica e di energia. La capacità di apprendimento e la memoria arrivano al culmine massimo. Questo è il periodo di massimo rendimento ultradiano.

Nei successivi dieci o venti minuti, l’organismo ha bisogno di riposo. In questa fase, i sistemi fisici e mentali ricercano conforto per ricaricarsi ed affrontare un altro impegno.


L’effetto più significativo ce l’abbiamo sulle capacità mentali di apprendimento e di soluzione dei problemi. Durante la fase crescente e calante che, come abbiamo visto, dura circa un’ora e mezza, è stata dimostrata l’influenza sul rendimento, la creatività e l’apprendimento.


Se ignoriamo continuamente le richieste ultradiane di riposo e di ristoro, è possibile cadere nella sindrome da stress ultradiano, che si presenta con diversi segnali, il primo dei quali è la predisposizione a rimandare il lavoro, incapaci di continuare a concentrarsi.


La soluzione migliore è quella di prevedere delle piccole soste di una decina di minuti, ogni ora e mezza, durante la giornata. Durante queste soste è bene alzarsi dalla scrivania, muoversi per qualche minuto, distrarsi, prendere una boccata d’aria fresca, magari relazionandosi con qualcuno. Troppo spesso, invece, le pause vengono usate per delle abitudini negative, come bere continuamente dei caffè, nella remota speranza che la caffeina ci tenga svegli e ci dia la forza di continuare a lavorare o, peggio ancora, fumarsi una sigaretta.


Uno dei rischi dello stress ultradiano, a lungo andare, è quello di sentirsi depressi e vulnerabili emotivamente, con la conseguenza di diminuire fortemente la motivazione verso il lavoro e, in certi casi più gravi, verso la vita stessa.


Riuscire a pianificare e rispettare le pause e altre attività di ripresa nel programma, al contrario, porta ad avere un atteggiamento motivante e produttivo.


 

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